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A me mi piace il mare

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«A Genova ho incontrato un signore / che con un giro di parole / mi ha fatto capire che a Genova c’è il mare. / Il mare l’abbiamo avuto anche a noi a Milano, / tutto cosparso del suo bel ondeggìo che esso c’ha dentro, / esso andava da Porta Lodovica fino in via Farini, / via Torino tutto un scoglio, / che c’è ancora il pesce adesso in via Spadari. / Poi sono arrivati i tedeschi / e hanno spaccato su tutto… c’è rimasto l’idroscalo / che c’è ancora la gente abbronzata adesso». Così, nel 1973, A me mi piace il mare, la canzone di Jannacci-Ponzoni-Pozzetto. Se il poeta e il contadino di Cochi e Renato si fossero dati all’urbanistica, e le palme e i banani in piazza Duomo fossero un loro giro di parole per farci capire che il mare è di nuovo a Milano, potremmo tranquillamente arrenderci alla dittatura dei talenti comici cresciuti al Derby e allo Zelig.

Ma no, qui i cabarettisti sono seri e, soprattutto, democratici. Starbucks, che nel 2018 aprirà la sua prima caffetteria italiana nella vicina piazza Cordusio, è stata la sola partecipante e la vincitrice di un bando pubblico triennale per il verde di piazza Duomo. Evidentemente nessuno si è chiesto se non vi sia una qualche differenza tra piazza Duomo e uno spartitraffico in tangenziale. La sponsorizzazione è costata 200.000 euro: cifra modicissima a fronte della pubblicità che ne è venuta e ne verrà. L’architetto Marco Bay ha realizzato un rettifilo di piante ad alto fusto che è una misteriosa parodia del lungomare di Sanremo e di tante altre località balneari in cui i milanesi vanno comodamente in vacanza. Oltre quella cortina vegetale, il Duomo sembra davvero tutto uno scoglio, come la via Torino di Cochi e Renato. Amministratori, progettisti, imprenditori: di quale accoglienza, di quale cultura dell’incontro parlate? Al massimo, questa è una sosta-caffè in un autogrill della Genova-Ventimiglia.

In alto: Milano, febbraio 2017, messa a dimora del verde pubblico in piazza Duomo (www.milano.repubblica.it).  
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