Vasilij Kandinskij (Mosca 1866 - Neuilly-sur-Seine 1944) è considerato il padre della pittura astratta, alla cui formulazione giunse intorno al 1908-10, dopo un lungo periodo di incubazione simbolista-espressionista. Durante tutta la sua vita l'artista produsse, a sostegno della propria visione pittorica, una notevole mole di testi rispondenti a tipologie assai diversificate. Accanto ai due saggi principali Lo spirituale nell'arte (1911) e Punto, linea, superficie (1926), egli scrisse infatti numerosi articoli teorici, presentazioni di mostre di amici e colleghi, ricordi autobiografici, soggetti teatrali e poesie, oltre agli appunti per i corsi di pittura tenuti tra il 1922 e il 1933 al Bauhaus, tra Weimar, Dessau e Berlino. Il breve scritto che qui pubblichiamo, Linea e pesce, contempera tutti gli aspetti presenti nella teorizzazione più impegnata e sistematica di Kandinskij: il modo di affermare fulmineo, con sottintesi paradossali ed umoristici; l'attribuzione di una vitalità piena ed incondizionata al segno grafico-pittorico così come all'essere animato, in un'ottica che, misticamente, ingloba ogni aspetto della realtà; la dialettica espressione-impressione, dove sono la circolarità e la mutualità, non la singolarità, ad attribuire senso alle cose. Linea e pesce fu redatto a Parigi nel 1935 e pubblicato nello stesso anno in inglese, col titolo Line and Fish, sul numero 2 della rivista Axis, pubblicata a Londra. Per l'edizione italiana vedi V. Kandinskij, Tutti gli scritti (a cura di P. Sers, traduzioni di L. Sosio, N. Pucci, B. ed E. Chilò), Feltrinelli, Milano 1974, vol. II, pp. 231-232.
In un certo senso, non vedo alcuna differenza sostanziale fra una linea cosiddetta “astratta” e un pesce.
Bensì una sostanziale somiglianza.
La linea considerata a sé, così come il pesce considerato isolatamente, sono esseri viventi i quali posseggono forme loro peculiari benché latenti. Ciascun essere possiede infatti un “aspetto” capace di suscitare un’impressione, questo aspetto si manifesta attraverso la sua espressione.
La voce di queste forze latenti è però debole e limitata. È l’ambiente della linea e del pesce a produrre un miracolo: le forze latenti si risvegliano, l’espressione diventa radiante, l’impressione profonda. Invece di una voce sommessa si ode un coro. Le forze latenti sono diventate dinamiche.
L’ambiente è la composizione.
La composizione è la somme organizzata dalle funzioni (espressioni) interiori di ogni parte dell’opera.
Ma in un certo altro senso tra una linea e un pesce c’è una differenza sostanziale. Questa differenza consiste nel fatto che il pesce sa nuotare, può mangiare ed essere mangiato. Esso possiede dunque capacità di cui la linea è priva.
Questa capacità del pesce sono un qualche cosa di più che è necessario per il pesce stesso e per la cucina, ma non per la pittura. Non essendo necessarie, esse sono superflue.
Per questo motivo la linea mi piace più del pesce, almeno nella mia pittura.
In alto: Vasilij Kandinskij in una foto di anonimo risalente al 1913 circa. Sotto: Vasilij Kandinskij, Paesaggio con torre, 1908, olio su cartone, cm. 75 x 98,5, Paris, Musée Pompidou.
L’arte in tutte le sue forme è unica, irripetibile e lo specchio dell’animo.