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Decoro novecentesco

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Con questo nuovo numero, il trentunesimo (incluso il numero zero iniziale), FD festeggia i cinque anni dalla sua prima uscita, nel novembre-dicembre 2011. In quel numero zero, venivano intavolati argomenti e proposte che hanno poi caratterizzato e continuano a caratterizzare la vita della rivista e, nel segno di una sostanziale continuità, ne hanno visto evolvere l’organizzazione grafica e contenutistica. In questa occasione, vorremmo proporre ai lettori una sorta di numero doppio, speciale, di cui questa è la prima parte. Argomento: una riflessione su alcuni temi della decorazione novecentesca, così come sono trasmigrati, via via, dal dibattito artistico e architettonico d’avanguardia dei primi decenni del secolo XX (in queste pagine: Mondrian e De Stijl, Le Corbusier e il Movimento Moderno), alle forme, ai colori e agli oggetti del nostro quotidiano.

I nomi appena citati (ed altri che citeremo nel prossimo numero di FD, a completamento di questa incursione nelle forme del decoro novecentesco) chiamano in causa alcuni archetipi formali e, in particolare, quelli ispirati agli elementi più semplici della geometria euclidea. Archetipi che in qualche misura tutti noi avvertiamo come familiari, abituati come siamo a vederli utilizzati nella pubblicità, nelle merci che consumiamo, nelle strutture abitative e sociali che ci ospitano. Ma la loro familiarità non deve ingannare. Le realtà da cui emanano si collocano su piani diversi e anche molto distanti. I modi del loro manifestarsi sono di volta in volta differenti. Le armonie e i contrasti che li legano possono parlarci di piccoli e grandi universi oppure scivolare via, inavvertite e senza alcun peso.

In alto: Theo Van Doesburg, Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp, Café de l'Aubette, 1926-27, restaurato nel 1985-94, Strasburgo (foto © Claude Truong-Ngoc/Wikimedia Commons). 
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