Nel quadro della prima Biennale del Disegno (12 aprile – 8 giugno 2014), la città di Rimini ha offerto una serie di notevoli mostre; questa in particolare, ospitata a Castel Sismondo, spiccava per la singolarità del tema. Vi si poteva infatti ammirare una selezione dell’opera grafica e progettuale di un architetto poco frequentato, il fiorentino Adolfo Coppedé (1871-1951), appartenente, insieme al fratello maggiore Gino (1866-1927) ad una stagione già di per sé misconosciuta, quella eclettica e liberty. La prima reazione davanti alle opere in mostra era quella di abbandonarsi all’ammirazione per un disegno di altissima qualità, come è nella tradizione degli architetti formatisi nelle Accademie di Belle Arti, ancora alle prese con la cultura e il repertorio ornatistico. Ma subentrava ben presto la riflessione sulla assoluta “normalità” di quelle idee grafiche, sulla loro piena realizzabilità, sulla loro capacità di far convivere esigenze abitative e di confort con una ricerca artistica canonica, eppure capace di voli ed improvvisazioni temperati da un solido insieme di regole.
I Coppedé erano architetti-imprenditori abituati a far quadrare i bilanci, senza abbandonarsi a voli pindarici. Eppure il loro lascito più celebre è uno dei luoghi ancor oggi più piacevoli, stimolanti e fantasiosi (anzi, fantastici) della città di Roma: il Quartiere Coppedé progettato ed edificato da Gino negli anni 1915-25. Un quartiere in cui cubature e rapporti spaziali già pienamente novecenteschi si arricchiscono di continui rimandi alla storia degli stili, in un pastiche che è nobile e popolare insieme, senza affettazione. Come molti altri architetti, anche Adolfo Coppedé non riuscì, se non in parte, a tenere il passo dello stile marmoreo, grandioso e classicista in cui, dalla fine degli anni ’20, primeggiava Marcello Piacentini. Ma non fu mai un isolato né un reduce. E i conti delle sue realizzazioni quadrano ancor oggi.
Catalogo edito da Medusa, con testi di Roberto Fuda, Anna Mattei, Massimo Pulini, Valentina Rossi, Claudio Strinati, Tommaso Strinati.
In alto: Decorazione pavimentale in un palazzo del Quartiere Coppedé (part.), 1920 circa, Roma. Sotto: Adolfo Coppedé (su progetto di), Castello Cova, 1915, Milano (Marco Bonavoglia/Wikimedia Commons).