Tra marzo e maggio 2010 Marina Abramovic tenne quotidianamente al MOMA di New York la performance dal titolo The Artist Is Present (“L’artista è presente”, “L’artista è qui”). Come si vede nell’omonimo film-documentario, il pubblico faceva la fila per sedersi qualche minuto in silenzio di fronte alla celebre performer, seduta a sua volta, impassibile, dall’altra parte di un tavolo. Naturalmente, con l’avvicinarsi della fine dell’evento e il montare del battage pubblicitario, le reazioni dei visitatori si facevano via via più artefatte e scomposte. Chi lanciava alla Abramovic sguardi imploranti, chi si alzava fuggendo, chi piangeva, chi accennava un risolino subito rientrato per la seriosità della situazione. Nulla di diverso da quanto è sempre avvenuto al cospetto dei re e dei santi taumaturghi, degli uomini di stato che stringono mani e accarezzano bambini, dei divi del cinema e della musica pop: dovunque si celebri il culto acritico della personalità.
Ma cosa c’entra l’arte con tutto ciò? A ben vedere poco o nulla, e non solo per l’inconsistenza dell’evento in sé. È il titolo stesso che è fuorviante. Ciò che importa, infatti, non è che ci sia l’artista, ma che ci sia l’arte. L’arte c’è (se c’è davvero) anche quando l’artista se n’è già andato. Anzi, c’è proprio per sopravvivergli. Il fatto che ci sia l’artista (o per meglio dire, qualcuno che viene certificato come artista da una ristretta ed autoreferenziale cerchia di addetti ai lavori) non significa affatto che ci sia l’arte. Allo stesso modo, la presenza di un idraulico non significa di per sé che il termosifone rotto riprenderà a funzionare. Non sarà romantico ma è così. Andate a Rovigo a visitare il bellissimo, innovativo percorso urbano dedicato allo scultore-decoratore Virgilio Milani (1888-1977). Qui l’arte c’è, è presente. Ed è anche futuro. Provare per credere.
In alto: Virgilio Milani, Testa di Federico Tolomei (particolare), 1938, Rovigo, Cimitero monumentale, Tomba Tolomei (foto © Fabrizio Pivari).