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Dell’uso delle sculture

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Francesco Milizia (Oria 1725 - Roma 1798) è il maggior teorico italiano dell'architettura neoclassica. Di lui si ricordano soprattutto i giudizi taglienti sul barocco e i suoi protagonisti (“peste del gusto, peste che ha appestato un gran numero d'artisti”), ma la sua opera principale, i Principj di Architettura civile, è assai varia e ricca di osservazioni acute e stimolanti. Milizia vi si esprime in modo prescrittivo, deciso, ma anche con grande sensibilità per il dato pratico, per la concreta percorribilità di quanto viene via via consigliando. I suoi suggerimenti sull'uso delle sculture nella decorazione degli edifici sono ancor oggi un valido prontuario per chiunque si interroghi sul senso e sui compiti di un'arte autenticamente “pubblica”. Il brano che qui riproduciamo è tratto dal tomo I, libro IV, capitolo X, pp. 303-304, dei Principj, nell'edizione Remondini pubblicata a Bassano nel 1785.

In generale, gli eccessivi ornamenti, benché accrescano la sontuosità dell’edificio, distruggono sempre la grandezza dei suoi effetti. Le parti, che sono in loro stesse grandi, formate, e disposte per ricevere gran masse, e forti impressioni di luce, e di ombra, debbono eccitare grandi idee; ma se sono tagliate in un gran numero di divisioni, e se la loro superficie è variata in maniera d’aggruppare mille impressioni di luce, di mezze tinte, e di oscuri, il tutto sarà confuso, ed incapace di produrre emozioni grandi.

L’Architettura ha bisogno di statue, non per fantastica decorazione, ma per contribuire a simbolizzare il genere del monumento, specialmente quando l’ordinanza dell’architettura sembra insufficiente per annunciare al primo aspetto il motivo, che ne ha determinato l’erezione. Le sculture debbono rappresentare senza equivoco, che l’edificio è destinato alla guerra, alla pace, alle belle arti ec. Ma il bisogno, che l’Architettura ha delle statue, non è già per andare a sdrajarle su gli archivolti, o su i pendj dei frontispizi, né per intisichirle su gli acroterj, e su le balaustrate. Quando le statue rappresentano uomini, perché appiccarle là, dove uomini non possono trovarsi un momento senza far temere della loro vita? Colà possono soltanto collocarsi statue di volatili, di angioli, e di alcuni soggetti poetici, e della mitologia, qualora il carattere dell’edificio lo comporti. Le balaustrate degli edifici privati si possono sopra ornare con vasi di piante, e di fiori, perché effettivamente si sogliono porre tali vasi in simili luoghi. Per i tempj poi, e per altri edifici pubblici si possono scegliere arnesi sacri, trofei, ed altre cose convenienti alla natura, all’uso, ed alle parti delle fabbriche.

In alto: Busto-ritratto di Francesco Milizia (particolare), sec. XIX, Lecce, Villa Comunale (foto © Emanuele Augeri). Sotto: riproduzione delle pagine 303 e 304 del tomo I dei "Principj di Architettura civile", Remondini, Bassano 1785.

 

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