Nelle numerose burle da lui ordite a spese del sistema dell’arte contemporanea, Maurizio Cattelan ama spargere a piene mani le tracce del proprio modus operandi, un po’ come accade nei thriller cinematografici in cui l’assassino sfida la polizia a catturarlo, disseminando qua e là avvertimenti e indovinelli. Ma mentre i poliziotti dei film non vedono l’ora di acciuffare chi si prende gioco di loro, i gendarmi del contemporaneo sembrano più interessati a girare la testa dall’altra parte.
Tra gli indizi più macroscopici che Cattelan lascia dietro di sé, vi sono le continue allusioni all’idiozia e alla mancanza di senso che affliggono il panorama artistico attuale. Vediamone un esempio storico ed uno recentissimo. Nel 2004, alla Facoltà di Sociologia di Trento che gli tributa la laurea ad honorem, Cattelan ricambia donando l’opera intitolata Un asino tra i dottori. Poche settimane fa, a Bologna, insignito del premio Alinovi-Daolio patrocinato da Università, MAMbo e Accademia di Belle Arti, anziché intervenire alla cerimonia manda al suo posto, per un’esibizione di sgangherata comicità, il noto duo televisivo I soliti idioti.
Ora, continuare a far finta di non accorgersi che Cattelan è solo apparentemente autoironico e giocoso, e che in realtà egli ribalta l’accusa di idiozia sull’intero sistema che lo promuove e lo applaude, ha francamente dell’incredibile. Delle due l’una: a) o si scende sul terreno di Cattelan (e di tanti altri, magari meno abili e sfrontati di lui ma non diversi, solo più timidi) partecipando alla sua rincorsa all’idiozia; b) oppure lo si considera un giullare, geniale magari ma pur sempre un giullare: ma in tal caso bisognerà avere il coraggio di dissociarsi e dichiarare esaurita un’intera esperienza artistico-culturale, partendo quantomeno da Duchamp, che era troppo intelligente per occuparsi di sanitari, ruote di bicicletta e scolabottiglie per tutta la vita.
Per quel che ci riguarda, non abbiamo dubbi sulla posizione da tenere. Restare in mezzo al guado significa semplicemente sposare l’idiozia come piattaforma culturale, anzi attaccarvisi come a un salvagente. Senza rendersi conto che quel salvagente è ormai sgonfio e non tiene più a galla nessuno.
In alto: Mirza Akbar, Rotolo con schemi preparatori per decorazioni (particolare), 1840-70, grafite e inchiostri su carta, Londra, Victoria and Albert Museum.