Per quattro anni, dal 2009 e fino a pochi mesi fa, l’opera dell’artista americano Charles Ray Ragazzo con la rana è stata esposta temporaneamente alla Punta della Dogana di Venezia. Ciò per consentire, secondo l’accordo siglato tra Comune e Fondazione Pinault e già prorogato più volte, il restauro e la ricollocazione del lampione di Punta della Dogana. Alla scadenza fatidica sono arrivate puntuali le proteste di chi sosteneva che, privandosi della scultura di Ray, artista le cui quotazioni si stimano in milioni di dollari, la città avrebbe mancato un’occasione irripetibile. Ma cosa significa “milioni di dollari” per un pezzo datato 2009?
L’attuale detentore dell’opera, François Pinault, potrebbe strappare cifre simili solo a un altro Pinault. Altroché mercato e soldi veri insomma: semmai gentlemen’s agreement tra supercollezionisti interessati a proteggere nomi e prezzi di prima fascia. Ma allora: sul mercato reale, quello dove si paga in denaro sonante, vale di più un lampione in ghisa di metà ‘800 o una statua di acciaio verniciato del 2009? E se si organizzasse uno scambio tra Fondazione Pinault e città di Venezia, proponendo a Ray di firmare il lampione come opera sua? Il lampione griffato Ray resterebbe al suo posto, e l’amministrazione comunale potrebbe vendere il Ragazzo con la rana al miglior offerente. Chiusa l’asta, sarebbe interessante conoscere la somma realizzata.
Che dire poi di quanti parlano di pruderie italica davanti alla nudità maschile, o di una Venezia bigotta e antimoderna? Chi dice questo non sa nulla dell’Italia reale, e preferisce ipotizzare delitti di lesa maestà contro il Contemporaneo allo stesso modo in cui gli intellettuali di regime del secolo scorso mettevano in guardia l’opinione pubblica contro i cospiratori, i nemici del popolo, i corruttori della gioventù: additando cioè fantomatici nemici, pur di non scoprire piaghe e contraddizioni tutte interne al sistema.
In alto: il lampione di Punta della Dogana (1850 circa) in una vecchia cartolina. Sotto: Charles Ray, Ragazzo con la rana, 2009, acciaio verniciato.