Skip to content

Peche Pop. Tracing Dagobert Peche in the 21st Century

image_pdfScarica PDF - Download PDF

di Bruno Manfredini

Il decoratore e designer Dagobert Peche (1887-1923) fu uno dei membri più eterodossi della Wiener Werkstätte, la comunità di produzione fondata nel 1903 da Josef Hoffmann e Koloman Moser. Fu proprio Hoffman, commemorandolo dopo la prematura scomparsa, a definirlo un “genio ornamentale”. Ripensato oggi, quello di Hoffmann non è un semplice elogio, ma è anche l’ammissione che tra decorazione e design vige una stretta parentela. Se le due nozioni appaiono talvolta così distanti, è più per un tradimento linguistico, per una sostituzione di vocaboli antichi con vocaboli moderni, che per effettiva incomunicabilità. Basta già questo a consigliare, a chi ne avesse l’occasione, di visitare la mostra Peche Pop in corso al Museum für Angewandte Kunst (MAK) di Vienna.

Racchiusa negli anni cruciali in cui Liberty, avanguardie storiche, Metafisica e Ritorno all’Ordine si passano il testimone, la carriera di Peche è un’antologia di invenzioni spericolate, che distolgono lo stile Wiener Werkstatte da ogni tentazione razionalista proiettandolo in mondi immaginativi mirabolanti e policromi, tra neorococò, esotismo, evasione letteraria. Le sette sezioni della mostra raccontano il lavoro di Peche accostandolo di volta in volta alla scenografia cinematografica, al postmodernismo, alle tendenze artistiche e progettuali più recenti. Dall’argento al vetro, dalla ceramica al cuoio, dalla gioielleria alle carte da parati, senza mai perdere di vista mobili e arredi, Peche immaginò gli oggetti come i protagonisti e le comparse di uno spettacolo perpetuo. 

Benché l’Art Déco abbia il suo atto di nascita in Francia (l’occasione fu l’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels svoltasi a Parigi esattamente cent’anni fa, nel 1925), bisogna ammettere che, prima di andarsene a soli trentasei anni, Peche aveva già sperimentato tutta la tastiera di questo stile ancora in gestazione. Non solo: ne aveva anche presentito le future diramazioni, contaminazioni, reviviscenze. Di queste diramazioni, contaminazioni e reviviscenze si occupa Peche Pop, rintracciandole fin nel nostro presente attraverso una serie di raffronti, a dire il vero non sempre convincenti, con artisti e designer d’oggi. D’altra parte, il “genio ornamentale” di Peche non teme nessun accostamento. Semmai potrebbero essere coloro che gli vengono affiancati a soffrire il confronto, perché la sapienza plastica, iconografica, coloristica di Peche è una sfida molto ardua da sostenere. 

La mostra: Peche Pop. Tracing Dagobert Peche in the 21st Century, a cura di Claudia Cavallar e Anne-Katrin Rossberg, 11 dicembre 2024 – 11 maggio 2025, Vienna, MAK. Il catalogo in lingua tedesca e inglese, con testi di Claudia Cavallar, Brigitte Felderer, Rainald Franz, Sebastian Hackenschmidt, Lilli Hollein, Gabriele Kaiser, Kathrin Pokorny-Nagel, Anne-Katrin Rossberg, Nikolaus Schaffer, Janis Staggs, Lara Steinhäußer, è edito da MAK, Vienna/Walther König, Colonia.

Homepage: Dagobert Peche, Tessuto "Arcobaleno", 1919, seta (photo credits MAK). 
Sotto: uno scorcio della mostra "Peche Pop" in corso al MAK di Vienna (photo credits MAK/Christian Mendez).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *