a cura della redazione
Singola o ripetuta, dipinta o scolpita, adibita a decorazione architettonica o vascolare o parietale o di arredi, la palmetta è uno degli ornamenti più diffusi in tutta la storia dell’arte, a partire dall’antichità preclassica e fino all’Art Déco e oltre. Ripetuta e modulata, è frequentissima come ornamento di fregi e bordure. Dal punto di vista botanico, lo spunto di partenza è estremamente vario. Nell’antico Egitto, piante come il papiro, il loto e il giglio sono tutte implicate nelle stilizzazioni foliari o floreali che via via si succedono. Le soluzioni greche nell’ambito degli ordini ionico e corinzio attingono principalmente all’acanto, ma possono richiamarsi anche al cardo e all’aloe. In ogni caso, la traduzione grafica è talmente generica che identificare questa o quell’altra specie è pressoché impossibile. Il motivo a palmetta si caratterizza per una corona di foglie o petali disposta simmetricamente, ad arco, al di qua e al di là di uno stelo verticale. Numerose varianti se ne possono trovare anche lontano dall’area mediterranea. La disposizione di più palmette in linea prende il nome greco di anthemion (ανθέμιον), e tra le testimonianze dalla fattura più squisita vi sono quelle a bassorilievo che ornano fregi e colonne dell’Eretteo, nell’Acropoli di Atene. Qui riprodotto, l’anthemion che cinge ciascuna colonna dell’Eretteo, subito sotto il capitello. Nella sequenza circolare si alternano palmette (con la parte inferiore ripiegata a formare una doppia voluta) e fiori.
In alto: Dettaglio di capitello e colonna della facciata est dell'Eretteo, Atene, Acropoli, fine V secolo a.C. (Benjamín Núñez González/Wikimedia).