di Tsuchiya Asuka, Augusto Giuffredi
Al centro dell’isola di Hokkaido, nel nord dell’arcipelago del Giappone, sorge la località di Bibai. Qui, nel 1945, nasce lo scultore Yasuda Kan, figura di primo piano in patria e notissimo anche in Italia, suo paese di adozione 〈1〉. Diplomato nel 1969 all’Università di Arte e Musica di Tokyo, giunge a Roma nel 1970, per frequentare i corsi di scultura tenuti all’Accademia di Belle Arti da Pericle Fazzini. Si trasferisce poi a Pietrasanta, dove tuttora svolge parte della sua attività. Suoi materiali favoriti sono il marmo apuano e il bronzo. Attualmente vive tra Tokyo, Bibai e l’Italia.
Non è un caso che un artista di fama internazionale come Yasuda abbia mantenuto un legame indissolubile con la città natale, sebbene la sua importanza come centro urbano si sia affievolita nel corso degli anni. Ai primi del ‘900, l’estrazione del carbone ne aveva fatto una vera e propria metropoli, abitata da circa 900.000 persone. Con la chiusura della miniera (1972), e nel quadro di una politica energetica ormai nettamente orientata a favore del nucleare e del petrolio, la maggior parte della popolazione dovette trasferirsi altrove. Nel giro di breve tempo, Bibai divenne una ghost town. Fu così che, grazie ai finanziamenti governativi volti a indennizzare la municipalità con la creazione di luoghi di aggregazione in grado di attirare visitatori, si decise di puntare sul parco di sculture progettato da Yasuda e denominato, pensando a una configurazione tipica della tradizione urbanistica italiana, “Piazza dell’arte” 〈2〉.
Inaugurata nel 1992, la struttura aveva alle spalle una lunga e accurata gestazione. Sin dagli anni ’80, infatti, l’artista aveva iniziato a collocare le proprie sculture all’esterno del suo atelier di Bibai, situato nei pressi di un edificio scolastico poi caduto in disuso. Il parco, costantemente accessibile e visitato da circa 30000 persone l’anno, si è via via arricchito di nuove opere. Oggi se ne contano venticinque all’aperto, mentre altre diciotto sono custodite nell’ex scuola divenuta museo.
Un aspetto immediatamente evidente delle sculture di Yasuda è il loro carattere tattile e architettonico. Non solo si può toccarle, ma vi si può liberamente entrare, sedere e coricare, in un attraversamento di spazi che vede una continua alternanza di pieni e vuoti. Le sculture hanno colloquiato con le città italiane in numerose esposizioni temporanee allestite nelle vie di Milano, Firenze, Assisi, Roma, Pisa, Pietrasanta, Viareggio. È di pochi mesi fa, a Torre del Lago Puccini, in occasione del festival dedicato al compositore, la rappresentazione di Madama Butterfly con le scenografie dell’artista 〈3〉.
Ma è probabilmente a Bibai che lo stretto legame delle sculture di Yasuda con l’ambiente circostante acquista maggiore evidenza. La vegetazione, l’acqua, il cielo, il mutare delle stagioni e, non ultimo, l’occhio di chi guarda, danno vita a un’opera d’arte totale. Oltre alla dimensione naturale vi è, non meno importante, quella etica, legata al luogo in cui aveva operato la miniera. Yasuda ha infatti dedicato un monumento ai lavoratori vittime dei crolli delle gallerie, e ha installato altre sue opere tra le vestigia industriali sopravvissute alla chiusura dell’attività.
Le sculture del parco sono “vive” e in quanto tali vengono sottoposte ad una manutenzione continua. Ogni giorno, prima dell’apertura, ognuna di esse viene spolverata. Le foglie cadute sulle sculture all’aperto vengono rimosse, e così pure le tracce di sudore e di grasso lasciate dalle mani. L’installazione con acqua corrente e il laghetto – gioia dei bambini che vi si bagnano nei mesi caldi – si compongono di ciottoli di marmo provenienti dal torrente Carrione che, nascendo nella frazione di Colonnata, si dirige verso il mare attraversando l’abitato di Carrara. Per ovviare alla proliferazione delle alghe, i ciottoli del parco vengono lavati una volta l’anno, in due settimane di intenso lavoro.
Il parco è parte integrante di un’area boschiva che ospita numerose specie animali, tra cui, spesso visibili, cervi e, nelle zone più remote, orsi. Molte figure concorrono alla gestione della struttura. Col loro assiduo lavoro, i giardinieri fanno di questo luogo una splendida interpretazione dell’arte dei giardini tradizionali giapponesi: un ambiente sereno, dove la percezione dell’opera scultorea varia col passare delle ore e delle stagioni. Come osservava Bruno Munari con la semplicità e l’acume che l’hanno sempre contraddistinto, in un testo scritto in occasione della mostra di Yasuda tenutasi a Milano nel 1991: «Di fronte a questo tipo di opere si resta lì incantati a osservare. Sembra di vedere qualcosa di spontaneo, di naturale, come se fosse qualcosa di sempre esistito, qualcosa prodotto dalla natura» 〈4〉.
Può risultare curioso il fatto che il parco sia frequentato anche d’inverno, quando, a causa delle perturbazioni provenienti dalla Siberia, si verificano nevicate eccezionali, di altezza anche superiore ai due metri. In vista della stagione fredda, spetta ai manutentori coprire per tempo le sculture con teli impermeabili e cappotti di lana. Con l’arrivo della neve, vengono aperte piste che consentono di recarsi a vedere le sculture. Anche le opere coperte, pur se non direttamente visibili, denotano una forte fisionomia scultorea, che mantiene intatto il loro potere di attrazione.
Singolare è anche la circostanza di trovarsi di fronte a sculture in marmo apuano – detto usualmente e impropriamente “di Carrara” – in una terra nella quale il materiale lapideo più diffuso è quello di origine vulcanica e in particolare il granito, in tutte le sue varianti e colorazioni. Fra gli artisti nipponici, Yasuda non è il solo ad avere privilegiato questa tipologia lapidea squisitamente italiana, facendola conoscere ed apprezzare in patria. Ma il primato per la quantità e le dimensioni delle opere diffuse in tutto il territorio giapponese spetta certamente a lui. Chi si reca a Tokyo, Kyoto, Osaka e in altre grandi città del paese, prima o poi non può non imbattersi nei suoi suggestivi monoliti di marmo bianco.
Il laboratorio di scultura Giorgio Angeli di Querceta è, dal 1974, il luogo in cui è stata materialmente realizzata la maggior parte delle sculture in marmo di Yasuda 〈5〉. Con Angeli l’artista ha un rapporto pluridecennale, basato sulla competenza degli artigiani toscani. Per quanto riguarda l’altro materiale particolarmente caro a Yasuda, il bronzo, le fonderie Mariani di Pietrasanta e, in tempi più recenti, l’azienda siderurgica giapponese Kurotani, sono gli interlocutori cui l’artista abitualmente si rivolge.
Yasuda Kan ha saputo cogliere l’essenza più profonda della tradizione giapponese, che punta a ridurre le forme all’essenziale. È, il suo, un modo di sentire non troppo distante da quello di Arturo Martini, quando, con lo stile colorito che gli era proprio, riprendeva una considerazione di Michelangelo Buonarroti: «Detto di Michelangelo, che buttando giù dalla montagna una statua, quello che resta è scoltura e quello che è scomparso è fronzolo. Cioè il ritorno al sasso» 〈6〉.
〈1〉 Seguiamo qui l'uso giapponese che vuole che, sia per iscritto che nelle conversazioni, il cognome preceda il nome. Lo stesso criterio vale per Tsuchiya Asuka, autrice di questo articolo insieme ad Augusto Giuffredi. 〈2〉 La denominazione completa del parco-museo in lingua inglese: Kan Yasuda Sculpture Museum - Arte Piazza Bibai. Il sito ufficiale: www.artepiazza.jp. Vedi anche il libro fotografico The Art Plaza of Kan Jasuda - The Arte Piazza Bibai, edito nel 2002 dal quotidiano "Hokkaido Shimbun Press". 〈3〉 La rappresentazione si è tenuta il 25 maggio e l'8 giugno 2024 nell'ambito del LXX Festival Puccini, per commemorare i 120 anni dalla prima assoluta del capolavoro pucciniano. Altre edizioni della Butterfly con scenografie di Yasuda si sono avute in passato. Alcune esposizioni di Yasuda in Italia: Kan Yasuda. Percorso della scultura, Milano, aprile-settembre 1991 (catalogo a cura di E. Santarella, con testi di B. Munari e I. Noguchi, Comune di Milano, Milano 1991); Kan Yasuda. Firenze, sculture in città, Firenze, luglio-settembre 2000 (catalogo con testi di R.M. di Giorgi, M.A. Lolli Ghetti, A. Paolucci, E. Crispolti, A. Ortuño, M. Falciano, Polistampa, Firenze 2000); Kan Yasuda. Materia eterea, Marina di Pietrasanta, luglio-agosto 2003 (catalogo con testi di M.Iseki, F. Licht, Edizioni Monte Altissimo, Lucca 2003); Kan Yasuda. D'aria, di terra, d'acqua, di fuoco, Assisi, giugno-ottobre 2005 (catalogo con testi di Padre V. Coli e H. Kawai); Kan Yasuda. Toccare il tempo, Roma, Mercati Traianei, settembre 2007-marzo 2008 (catalogo con testi di L. Ungaro e F. Licht, Skira, Milano 2007); Kan Yasuda. Toccare il tempo, Pisa, giugno-ottobre 2016 (catalogo con testo di A. Paolucci, Pacini, Pisa 2016). 〈4〉 B. Munari, Kan Yasuda, in Kan Yasuda. Percorso della scultura, op. cit. 〈5〉 Sul laboratorio Angeli: U. Collu, Il marmo dell'altra mano. Studio di Scultura Giorgio Angeli, Ilisso, Nuoro 2021. 〈6〉 A. Martini, Colloqui sulla scultura 1944-1945, raccolti da G. Scarpa, a cura di N. Stringa, Canova, Treviso 1997, p. 77. Homepage: una veduta invernale del parco col percorso di visita tracciato nella neve (hokkaido-digital-museum.jp). Sotto: due sculture in bronzo nel folto del bosco; uno scorcio della ex scuola trasformata in museo (photo credits Augusto Giuffredi).