di Ernest Hemingway
In tutte le loro forme - religiose, politiche, sociali - le pratiche di tipo iconoclasta sono, da sempre, tra i fattori di rischio per l'integrità e l'esistenza stessa delle opere d'arte. Il pericolo di azioni vandaliche è tanto più alto per le opere di vaste dimensioni che decorano spazi pubblici, rivestendo particolari funzioni di rappresentanza. L'ubicazione, la potenza simbolica, la riconducibilità a un credo, ne fanno il bersaglio ideale sia di distruzioni sistematiche, sia di azioni mirate a eliminare dettagli significativi quali volti o iscrizioni, ai fini di una damnatio memoriae. Tali eventi sono particolarmente frequenti in occasione di conflitti armati, o come loro diretta conseguenza. In questi casi le azioni iconoclaste vengono caricate di significati esemplari, per colpire la fazione opposta in ciò che essa ha di più sacro (l'immagine del Dio, del Capo). Cancellare immagini fino a quel momento intangibili, facendone tabula rasa, può assurgere di volta in volta a rito di purificazione, a delirio di potenza, a sfida derisoria e blasfema. All'epoca della guerra civile che fra il 1936 e il 1939 insanguinò il suo paese, il pittore spagnolo Luis Quintanilla (1893-1978) divenne una figura emblematica in relazione a questa tipologia di fenomeni. Militante socialista, nei primi anni '30 aveva realizzato cicli decorativi ad affresco in varie sedi a Madrid: la Casa del Popolo, la Città Universitaria, il Museo d'arte Moderna, collaborando anche al monumento in memoria del politico e sindacalista Pablo Iglesias. Con lo scoppio della guerra civile, nel corso delle battaglie che si conclusero con la vittoria finale delle forze nazionaliste guidate dal generale Francisco Franco, le opere di cui sopra vennero quasi completamente distrutte. Alla fine del 1938, Quintanilla optò per l'esilio negli Stati Uniti, dove rimase per vent'anni. Nel 1958 tornò in Europa, vivendo prima a Parigi, poi, dal 1976, con la fine del franchismo e il ritorno della Spagna alla democrazia, a Madrid. Quello che riproduciamo qui sotto è il testo scritto da Ernest Hemingway, amico di vecchia data di Quintanilla, per la mostra di disegni della guerra civile spagnola che questi tenne al Museum of Modern Art di New York dal 15 marzo al 18 aprile 1938, pochi mesi prima di trasferirsi negli USA. Si tratta di un documento prezioso e tuttora misconosciuto. In queste righe Hemingway non guarda più, come avrebbe potuto accadergli molto tempo prima a Parigi, alle avanguardie figurative care alla sua mentore Gertrude Stein, ma a un un immaginario realista e monumentale, proprio del "ritorno all'ordine" in corso negli anni fra le due guerre mondiali. Un immaginario presente sia nell'arte di ispirazione socialpopulista (i muralisti messicani, gli artisti statunitensi del Federal Art Project, svariate correnti europee e sudamericane, per carti aspetti lo stesso Picasso di Guernica) sia in quella dei regimi totalitari (l'Italia di Mussolini, la Germania di Hitler, l'Unione Sovietica di Stalin). La partecipazione personale di Hemingway alla causa dei repubblicani spagnoli dà a questo breve testo un'intonazione simile a quella di Per chi suona la campana, il romanzo cui lo scrittore inizierà a lavorare di lì a poco. Col suo stile icastico, affermativo, Hemingway indugia sulle distruzioni avvenute ai danni delle opere e dello studio di Quintanilla a Madrid. E distruzioni e macerie sono la cifra dei disegni di Quintanilla. La documentazione relativa alla mostra di Quintanilla al MoMA di New York è consultabile sul sito ufficiale del museo, al link www.moma.org/calendar/exhibitions/2965. Sulla vita e l'arte di Quintanilla vedi i cataloghi di due mostre: López Sobrado, E. (a cura di), Luis Quintanilla (1893-1978). Estampas y dibujos en el legado de Paul Quintanilla, Santander, Universidad de Cantabria, 2005; López Sobrado, E. (a cura di), Luis Quintanilla, testigo de guerra, Santander, Universidad de Cantabria, 2009-10. Vedi inoltre il sito The Art and World of Luis Quintanilla (www.lqart.org) e la biografia dell'artista scritta dal figlio: P. Quintanilla, Waiting at the Shore. Art, Revolution, War and Exile in the Life of the Spanish Artist Luis Quintanilla, Sussex Academic Press, Brighton-Chicago-Toronto 2014. Sui rapporti fra Quintanilla e Hemingway: J. Meyers, Hemingway and Luis Quintanilla, in "The Article", 10 marzo 2024 (www.thearticle.com/hemingway-and-luis-quintanilla).
Eravamo insieme giusto un anno fa e chiesi a Luis cosa ne era del suo studio e se le opere erano in salvo.
“Oh tutto perduto”, disse, senza acredine, spiegando che una bomba aveva sventrato l’edificio.
“E i grandi affreschi nella Città Universitaria e nella Casa del Popolo?”.
“Andati”, disse, “tutto in briciole”.
“E gli affreschi per il monumento a Pablo Iglesias?” “Distrutti”, disse. “No, Ernesto, meglio non parlarne. “Quando un uomo perde il lavoro di una vita, tutto ciò che ha fatto nella sua carriera, è molto meglio non parlarne”.
I quadri distrutti dalle bombe e gli affreschi abbattuti dall’artiglieria e crivellati dai proiettili delle mitragliatrici erano grandi opere d’arte spagnole. Luis Quintanilla, che li aveva dipinti, era non solo un grande artista ma anche un grande uomo. Quando la Repubblica che amava e in cui credeva fu attaccata dai fascisti, guidò l’attacco alla Caserma Montaña che permise al governo di mantenere il controllo di Madrid. Poi, studiando i testi militari di notte mentre di giorno guidava le truppe, combatté tra i pini e le rocce grigie di Guadarrama, nella pianura gialla del Tago, nelle strade di Toledo e di nuovo nei sobborghi di Madrid, dove uomini con fucili, bombe a mano e candelotti di dinamite affrontavano carri armati, artiglieria e aerei, e morivano per la libertà del loro paese.
Poiché i grandi pittori scarseggiano più dei bravi soldati, il governo spagnolo mise a riposo Quintanilla una volta bloccati i fascisti fuori Madrid. Egli lavorò a diverse missioni diplomatiche, poi tornò al fronte per fare questi disegni. Sono disegni di guerra. Bisogna guardarli, non scriverne in un catalogo.
C’è tanto da dire su Quintanilla e non c’è spazio per dirlo, ma bastano i disegni a dire tutto quel che c’è da dire.
Homepage: Luis Quintanilla, Soldati, 1939, affresco su pannello (particolare, il totale cm. 200 x 250) facente parte della serie "Ama la paz y odia la guerra", dipinta per il Padiglione Spagnolo all'Esposizione Universale di New York del 1939, Santander, Universidad de Cantabria (www.lqart.org).
Sotto: la quattro pagine dell'opuscolo pubblicato in occasione della mostra di Luis Quintanilla al MoMA di New York, 15 marzo-18 aprile 1938.