Questo è il numero zero di una serie di quaderni in cui alcuni docenti e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna intendono fare periodicamente confluire idee, opinioni, segnalazioni, ricerche. Fare Decorazione, appunto. A sua volta, Areadecorazione indica il raggio di competenze in cui si vuole operare, e può quindi essere inteso anche come un nome collettivo, una casa comune nella quale sviluppare l’esperienza artistica e didattica futura.
Dunque, la decorazione. Quella decorazione che, oggi come ieri, è oggetto di insegnamento accademico, ma la cui identità tecnica, formale e stilistica sembrerebbe ormai non interessare più gli addetti ai lavori, o addirittura esser data per dispersa. Con la conseguenza che, almeno stando alla vulgata corrente, parole come decorazione e ornamento dovrebbero oggi come oggi considerarsi obsolete, e che se proprio si volesse rendere loro un servizio, tanto varrebbe sostituirle con altre più consone ai tempi, come Industrial Design, Urban Design, Street Art.
Ora, gli equivoci sono sempre dietro l’angolo e, in certa misura, fanno parte della condizione umana. Ma l’equivoco coltivato ad arte, adattando i fatti alle interpretazioni e non viceversa, uccide non solo il contraddittorio, lo scambio di idee, ma le idee stesse. I quaderni di Fare Decorazione si propongono di reintrodurre il contraddittorio, lo scambio di idee, le idee stesse, in un ambito in cui tutto ciò latita da tempo. Da troppo tempo. Perché i fatti e le interpretazioni abbiano, ciascuno e uno per uno, la vita che meritano.
In alto: Mosaico pavimentale romano (particolare), III sec a.C., El Djem, Museo archeologico.