Svoltasi tra giugno e settembre 2022 al Drawing Center di New York – centro culturale privo di collezioni proprie, e dunque fortemente motivato a coltivare il rapporto coi prestatori puntando sull’originalità dei filoni di ricerca – questa mostra indaga la carica energetica che gli ornamenti sprigionano in campo grafico: dal disegno su carta all’incisione all’illustrazione al design al writing urbano ai poster, senza trascurare il tatuaggio e altre produzioni a carattere estemporaneo.
Per le dimensioni contenute, l’impalpabilità dell’invenzione figurativa, l’assenza di scopi dichiaratamente utilitaristici, il medium grafico è quello che meglio si presta a giustificare il piglio spregiudicato, alieno da eccessive prudenze filologiche, della mostra. Gli accostamenti tra opera e opera non si appoggiano a parentele cronologiche o culturali stringenti, ma sulle assonanze e dissonanze che emergono dalla visione diretta delle immagini. La carica libidica, l’estasi, la gratuità, il disinteresse con cui idee e cose vengono offerte in dono: questa è la lettura dell’universo ornamentale che, forse a prezzo di qualche deformazione, ma con grande efficacia comunicativa, la mostra riesce a veicolare. Una lettura non pregiudicata dalla separazione – funzionale alle compartimentazoni disciplinari tipiche della didattica universitaria, ma spesso ingannevole sul piano culturale – tra Arte con la “A” maiuscola e arti applicate o decorative.
Le opere presentate (circa 200) coprono un arco temporale compreso fra il secolo XV e i nostri giorni, e vengono volutamente sottratte a ogni gerarchia valutativa, per produrre il più ampio ventaglio possibile di contaminazioni reciproche. Ecco allora che, senza soluzione di continuità, si può passare dai disegni giapponesi per kosode (versione ridotta del più noto kimono) ai tessuti palampore indiani; dalle xilografie di Albrecht Dürer ispirate ai nodi islamici (ma ricordiamo che anche il nostro Leonardo da Vinci si cimentava nelle stesse sfide) ai progetti per tappezzerie e carte da parati; dagli esempi di creatività attuale nel campo della pasticceria e della moda alle immagini incise dai balenieri ottocenteschi su porzioni di avorio ricavate dai cetacei catturati; dalla grafica editoriale dei secoli passati a quella odierna, ormai completamente digitalizzata.
Il catalogo – a sua volta una piccola opera d’arte, progettata e impaginata con grande raffinatezza – è attualmente esaurito. Ma lo si può consultare, come molte altre produzioni del Drawing Center di New York, sul sito ufficiale di questa meritoria istituzione dedicata allo studio e alla valorizzazione delle attività grafiche in ogni campo dello scibile.
La mostra The Clamor of Ornament: Exchange, Power, and Joy from the Fifteenth Century to the Present, a cura di Emily King, Duncan Tomlin, Margaret-Anne Logan, si è tenuta presso il Drawing Center di New York dal 15 giugno al 18 settembre 2022. Il catalogo, edito dal Drawing Center nella propria collana intitolata “Drawing Papers”, presenta contributi, oltreché dei curatori, di Laura Hoptmann, Farshid Moussavi, Duro Olowu, Shola von Reinhold.
In homepage: Wolfgang Hieronymus Von Bömmel, Leone e lepre, incisione tratta dalla raccolta di motivi ornamentali in foglia d'oro "Neueersonnene Gold-Schmieds Grillen", 1698, cm. 12,7 x 20, New York, Cooper-Hewitt, Smithsonian Design Museum. Sotto: una delle tre copertine originali del catalogo.