Il goal con cui Balotelli annichilì la Germania vive nella memoria collettiva. Ma chi ricorda quelli evitati da un difensore? Come il calcio, anche la storia dell’arte ha chi attacca e chi difende. Benché il suo patrimonio consista in buona parte di apparati decorativi, è ai pittori e agli scultori che essa dà la fama. Perché?
Le immagini della Scultura e della Pittura hanno in sé il proprio fine. Quelle della Decorazione, invece, fanno tutt’uno col tempo e il luogo. Una statua rinascimentale si può ricollocare ovunque, una candelabra invece, tolta dal suo stipite, non è che un muto oggetto antiquariale. Tante opere di epoche in cui Scultura e Pittura erano solo linguaggi della Decorazione (si pensi al Romanico e al Gotico) subiscono questo destino e giacciono silenti in qualche museo diocesano.
Elaborando la giusta immagine, il pittore e lo scultore “spaccano” un’epoca. Il decoratore, invece, gioca in difesa, lavorando affinché i nuovi temi e stilemi divengano patrimonio comune. Per un pittore come Raffaello che spicca come figura emblematica del Rinascimento, tanti decoratori, come il suo grande collaboratore Giovanni da Udine, vengono sacrificati all’anonimato dello “stile Rinascimentale”.
Un ulteriore ostacolo alla comprensione dell’opera del decoratore è la corretta lettura di quanto egli si lascia alle spalle. I dipinti di fiori, i paesaggi, le figure firmate da tanti decoratori ottocenteschi non sono quasi mai veri quadri da cavalletto, ma studi per apparati decorativi, cammei per pareti e soffitti. Sono queste composizioni d’insieme, e non i singoli “quadri”, l’opera su cui dovrebbe esercitarsi un serio giudizio critico che valuti finalmente la Decorazione con i parametri consoni.
In alto: Meridiana dell'edificio all'angolo via De Rolandis-via Zamboni, Bologna, 1935.