La morte, avvenuta a Milano nella notte tra il 28 e il 29 luglio scorso, di Roberto Calasso, tocca da vicino chiunque concepisca la cultura come attività conoscitiva apportatrice di libertà, e dunque estranea ai pregiudizi e alle approssimazioni. Nato a Firenze nel 1941, Calasso è stato scrittore dalla personalità multiforme, in bilico tra narrativa, mitografia e saggistica. Le Nozze di Cadmo e Armonia (1988) è il suo titolo più celebre. La Folie Baudelaire (2008) è quello che i lettori di FD potrebbero forse preferire, perché incarna un’idea di arte come ornamento della vita, che poche volte è stata detta con altrettanta compiutezza. L’apporto di Calasso alla cultura italiana fa tutt’uno con la vicenda di Adelphi, la casa editrice che egli fondò nel 1963 insieme a Roberto Bazlen e Luciano Foà. Adelphi si distinse da subito, nel panorama italiano e non solo italiano, per l’attenzione alle letterature antiche e moderne di ogni continente (con particolare riguardo per gli autori dell’Europa centrale), per la decisa apertura alle dimensioni dello spirituale, del metafisico, del sacro, per l’innovativo rigore grafico, filologico e iconografico. Restando agli argomenti più congeniali a FD, è alla casa editrice Adelphi che si deve la possibilità di leggere in lingua italiana autori come Adolf Loos, Ananda Kentish Coomaraswamy, Jurgis Baltrušaitis.
In alto: un'immagine di Roberto Calasso, da un'intervista rilasciata nel 2013 (© Sky Arte).