In questo utile libro Enrico Maria Davoli, docente di Storia del Design all’Accademia di Brera, ha raccolto studi e riflessioni, frutto di anni di ricerca, sul tema della decorazione e dell’ornamento. Andare controcorrente è sempre stato faticoso, ma oggi, a differenza del passato, le voci autonome vengono spesso anestetizzate mediante il silenzio. Il consenso e l’adesione generalizzata si conformano a blocchi di idee che solo apparentemente possono sembrare contrapposte. La vera libertà di pensiero non paga, perciò una visione acuta, personale e fuori dalle convenzioni come quella di Davoli è più che mai la benvenuta, anche se troverà presumibilmente un uditorio ristretto. Non si tratta solo di un testo di storia dell’arte, di storia della critica o di estetica, poiché il filo conduttore che lega ogni capitolo è quello di un ordine morale che risponde a leggi universali fornite dalla natura stessa, e che raramente percepiamo.
Lo sviluppo temporale proposto non è cronologico ma circolare. Ecco allora che i dipinti di Valerie Jaudon, artista americana nata nel 1945 – e tra questi la tela intitolata Avalon, citata nel titolo del libro – costituiscono, ad esempio, il riemergere di un’esigenza, insita nell’uomo, di dare ordine al caos attraverso la forma. Lo stesso sentire è presente nei pavimenti cosmateschi nei quali la forma e il colore penetrano nell’anima più profonda in modo inconscio, dando un senso di ordine e pulizia interiore. Un rigore il cui bisogno si acuisce nei momenti di crisi e incertezza come il nostro, nel quale invece vengono spesso proposti modelli di una inutile quanto superficiale, presunta libertà, soprattutto nell’aleatorio campo dell’arte. Un esempio per tutti: in un recente telegiornale nazionale venivano incensati i graffitisti di casa nostra che, con grande sprezzo del pericolo, imbrattavano convogli ferroviari e case di periferia. La banalità ed il consenso hanno elevato piedistalli sui quali sono state poste figure ritenute intoccabili. Figure che dovrebbero invece essere collocate nel loro giusto contesto storico, come fa Davoli, proponendone una lettura critica ponderata ed equilibrata.
L’architetto austriaco Adolf Loos (1870-1933), autore del saggio Ornamento e delitto, ha criticato aspramente ogni tipo di decorazione, pur applicandone i principi nelle proprie opere architettoniche. Per venire ad esempi a noi più vicini, è quanto mai condivisibile quanto l’autore scrive di Le Corbusier che, col Modulor, “si dedica a riscrivere la storia pro domo sua, per presentarsi come il grande classico moderno dell’architettura democratica e di massa”, quando invece la sua è una visione elitaria e autoreferenziale. In coda, nella sezione documenti, sono riportati stralci di scritti di autori che hanno trattato l’argomento del decoro e dell’ornamento, da Vitruvio a Kandinskij, passando per il nostro preveggente Camillo Boito (1836-1914) o l’architetto statunitense Louis Henry Sullivan (1856-1924). Nonostante la brevità dei brani citati emerge un panorama peculiare del pensiero dedicato alla forma, che chiude degnamente, e in modo appropriato, il testo di Davoli.
Il libro: Enrico Maria Davoli, Da Corinto ad Avalon. Storie di decorazione e arte in Occidente, CLEUP, Padova 2021, pp. 213, euro 25.
In alto: Duilio Cambellotti, Giara con acqua, 1931-34, bassorilievo e intarsio marmoreo, Bari, Palazzo dell'Acquedotto Pugliese (foto Sailko/Wikimedia Commons). Sotto: la copertina del libro.