Come la croce e la svastica, anche il motivo geometrico tradizionalmente detto Nodo di Salomone ha radici antichissime, che spaziano dall’Europa all’Asia all’Africa all’America precolombiana. I due anelli congiunti perpendicolarmente, in un doppio intreccio alternato, sono un concentrato di energie pulsanti, vincolate da un legame indissolubile. L’identificazione simbolica con la figura di Salomone (1010 a.C. – 930 a.C. circa), figlio di David e terzo re d’Israele, esempio di saggezza e virtù nell’esercizio del potere, matura probabilmente fra la tarda antichità e l’alto medioevo. Rinviano alla stessa tipologia del Nodo di Salomone anche concatenazioni differenti da quella ad anelli, come la Stella di David, in cui ad intrecciarsi ed alternarsi sono due triangoli equilateri. Il motivo-base può dunque essere espanso e adattato a superfici diverse, variando il numero e la forma degli elementi costitutivi. L’esempio qui riprodotto, tratto dal mosaico pavimentale della basilica romana di Aquileia, dove appare più volte ritmicamente incorniciato in un tondo, esemplifica il Nodo di Salomone nella sua versione più classica, pressoché sovrapponibile ai quattro bracci di una croce greca.
In alto: Arte tardoromana, mosaico pavimentale, sec. IV d.C., Aquileia, Basilica di Santa Maria Assunta (foto Giovanni Dall'Orto/Wikimedia Commons).